lunedì 18 maggio 2009

RAPPORTO UNICEF ITALIA 2003

lunedì, dicembre 10, 2007
Analisi del Rapporto presentato dall’Italia ai sensi dell’art. 44 della Convenzione sui diritti dell’infanzia

OSSERVAZIONI CONCLUSIVE 2003

(Capitolo sui) DIRITTI CIVILI E POLITICI

(paragrafo della) Libertà di pensiero

29. Il Comitato esprime preoccupazione relativamente al fatto che, come
indicato nel rapporto dello Stato parte [par.147], i bambini, soprattutto
nelle scuole elementari, possano essere emarginati se si astengono
dall’insegnamento religioso, incentrato essenzialmente sulla confessione
cattolica. Inoltre, il Comitato esprime preoccupazione per il fatto
che i genitori, in particolar modo quelli di origine straniera, non sempre
sono al corrente della non obbligatorietà dell’educazione religiosa.



Le Osservazioni conclusive sono state rivolte all’Italia dal Comitato sui diritti dell’infanzia, in seguito all’esame del secondo Rapporto periodico sullo stato di attuazione della Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia, presentato dallo Stato italiano il 21 marzo 2000. L’esame del Rapporto italiano è avvenuto nel corso della XXXII Sessione del Comitato, il 31 gennaio 2003. Il Comitato è stato istituito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia (art. 43) ed è composto da 18 esperti, che hanno il compito di esaminare i progressi compiuti dagli Stati parti nell’attuazione degli obblighi contratti con la ratifica della Convenzione. Gli Stati parti si impegnano a sottoporre i propri Rapporti periodici al Comitato entro due anni dall’entrata in vigore della Convenzione e, in seguito, ogni cinque anni.

2 commenti:

monicavita ha detto...
Non so se sia peggio essere emarginati perchè non ci si avvale dell'IRC, oppure avvalersene ed integrarsi in un contesto che ti fa diventare ottusa; forse ci dovrebbe essere la garanzia di esprimere a fatti e a parole le proprie diversità, ma accettare la diversità per un credente è una contraddizione in termini: se la loro fede è "la verità" e non un'opinione, come potranno mai rispettare le opinioni "sicuramente false" degli altri, che siano atei o di altre fedi? L'unica possibilità che hanno i non cristiani per sopravvivere è sperare che la "carità cristiana" degli anni futuri non somigli a quella degli anni passati. E resistere e lottare..
12/12/07 6:05 AM
Laura ha detto...
un articolo sul'Espresso (o sul Venerdì) diceva la stessa cosa, cioè parlava dell'impossibilità per gli stranieri in Italia di integrarsi con le loro religioni, qui da noi, a causa del Concordato che leggittima la (presunta) superiorità di una fede su di un'altra.
Comunque ci è stato segnalato questo rapporto UNICEF da Raffaele Carcano dell'UAAR, a noi del gruppo di discussione ORAALTERNATIVA perchè vi facessimo un richiamo nel volantino informativo sull'oraalternatviva, da distribuire fuori le scuole nel periodo delle iscrizioni.
Appena il volantino sarà approvato ne farò un post linkato permanentemente al lato nell'homepage del blog.
12/12/07 10:00 AM

BLOG ACTION DAY - AMBIENTE-

lunedì, ottobre 15, 2007
Non molti anni fa, le insegnanti di Economia domestica, vennero, previo addestramento, convertite in insegnanti di educazione tecnica. Negli ultimi tempi, tali insegnanti sono stati ulteriormente riciclati per fornire ai ragazzi le basi per l'uso del pc.

La mia idea di oggi, in tema con il blog action day sui problemi dell'ambiente, è di prendere gli insegnanti di religione cattolica, già in ruolo, e riciclarli in insegnanti di ecologia; e se è troppo difficile perchè almeno al sud, bisognerebbe istruire prima dei ragazzi, anche bidelli ed insegnanti...allora propongo di riesumare la vecchia economia domestica sempre buona per insegnare alla brava massaia a conservare bene frutta e verdura perchè non deperisca prima di poter essere consumata.

CALENDARI PER LE PARI OPPORTUNITA' 2

martedì, ottobre 09, 2007
Eureka! Ci sono voluti mesi e mesi ma alla fine l'educatrice d'infanzia più evoluta fra le 2 che ha mia figlia, ha capito come si leggono i calendari, e come sono fatti quelli davvero utili allo scopo.

In occasione della festa del papà, nel marzo scorso, tale insegnante, aveva annoverato la suddetta festa fra quelle cattoliche, perchè questa cadeva il giorno di San Giuseppe.

In un piovoso week-end autunnale invece, si è trovata fra le mani il pregevolmente illustrato - con stampe acquerellate - calendario dell'Erbolario, dove nella casella del giorno 19 del mese di marzo, c'è scritto semplicemente, in corsivo rosso: Festa del papà.
Ieri mattina ho trovato il calendario dell'Erbolario appeso in aula: è' l'alba di una nuova epoca nella classe di mia figlia?

Intanto molte nubi si addensano direttamente dalla direzione d'istituto, sul mercoledì delle ceneri prossimo venturo...ci sarà da combattere, ma già la presenza in almeno una delle 4 classi della scuola di un calendario laico, mi potrà dare man forte nella lotta per la difesa della laicità.

IN CASTIGO PERCHE' ALL'ASILO NON VUOI FARE RELIGIONE

martedì, ottobre 02, 2007
La sento ancora nelle orecchie mia madre: "Che hai messo a fare tua figlia nella classe d'asilo con la refezione? Tu non hai un lavoro fisso, che senso ha tenerla a scuola tutto quel tempo?" E poi ovviamente "Ma capirai che male può farle un pò di religione! E se fossi davvero per la possibilità di scelta, lasceresti scegliere a lei!"

Premesso che ognuno/a ha le proprie ragioni, per fare quel che ritiene più giusto circa l'educazione dei propri figli... può davvero scegliere un bambino, i cui genitori hanno deciso che si avvalga dell'IRC, se essere o meno cattolico? Stiamo parlando di bambini della scuola d'infanzia, dai 2 anni e mezzo ai cinque.
Nella scuola di mia figlia, fino all'anno scolastico 2006/07, nell'unica classe dove, per assenza della refezione, fino ad allora non contemplava l'opzione della doppia insegnante, un bambino non poteva scegliere. Se non voleva seguire l'ora di religione cattolica, veniva messo in castigo dall'insegnante preposta, senza che l'educatrice di ruolo ritenesse che fosse il caso si intervenire, "per non interferire nel lavoro della collega" -parole dell'educatrice in questione.
Questo è ciò che è capitato all'inizio dello scorso anno scolastico ad una bambina di tre anni al suo primo anno nella scuola pubblica. I suoi genitori ci hanno messo un bel pò per riuscire a sapere dalla propria figlia come mai da che andava a scuola con piacere, all'improvviso piangeva per non volerci andare più. Evidentemente la bambina si sentiva in colpa credendo di meritare il castigo imposto a chi come lei si rifiutava di seguire un tipo di insegnamento, e pertanto con i suoi genitori era reticente.
Una volta scoperto il problema, interrogata l'insegnante di religione sull'accaduto, quest'ultima giustificò il proprio comportamento asserendo di averlo assunto "perchè così la bambina impara" impara cosa? Ad odiare la religione, come minimo! Le risposero i genitori.

Mentre l'educatrice curriculare che non interviene "per non interferire con il lavoro della collega", cosa si meriterebbe di sentirsi rispondere in merito? Che un'educatrice di scuola d'infanzia ed un insegnante di religione cattolica, sia pure in missione nella stessa classe presso la stessa scuola, non sono affatto colleghe! Infatti per insegnare ai bambini di asilo e scuola primaria, agli insegnanti di IRC non viene richiesta quel tipo di abilitazione. Pertanto la compresenza dell'educatrice curriculare, e dell'insegnante di religione durante l'ora di IRC, è d'obbligo, proprio per facilitare l'approccio di quest'ultima con i piccoli allievi.
L'educatrice che ha soprassieduto agli episodi di maltrattamenti dell'insegnante di IRC ai danni della sua allieva treenne, era invece tenuta se non obbligata, ad intervenire proprio per evitare che gli stessi si verificassero.
...a meno che le 2 sciagurate non intendessero simulare ai propri allievi con un esempio pratico l'efficacia dell'inquisizione.
2 commenti:

AforAvenge ha detto...
Accidenti ma è da non crederci....cioè...ci sarebbero gli estremi persino per una denuncia credo!
Ma fanno religione anche all'asilo, adesso (O era il mio in cui no nsi faceva?)?.
Beh, la "vita da laico" è davvero duro, in Italia poi non ne parliamo...davvero un bel blog.
Scambiandosi esperienze di vita possiamo avere visioni sempre più approfondite del problema e, in generale, della realtà.
9/10/07 12:34 PM
Laura ha detto...
In Italia dobbiamo a Craxi l'inserimento dal 1986, dell'ora di religione "facoltativa" anche all'asilo. Io all'asilo ci sono andata nell'anno scolastico 1973/74, e pur non dovendoci essere religione...si faceva lo stesso.
Comunque la buona notizia è che da quest'autunno l'"Unione atei ed agnostici razionalisti" è diventata A.P.S: cioè si costituisce parte civile in casi di diffide, denunce etc., pagando pure tutte le spese processuali.
9/10/07 8:13 PM

BENEDIZIONE DI PASQUA


domenica, luglio 01, 2007
Due anni fa, un pomeriggio di molto prima di Pasqua, il parroco della chiesa vicino casa mia, decise che avevamo tutti noi della zona, assolutamente bisogno di ricevere una sua benedizione e, dispensore di acqua benedetta tascabile alla mano, partì alla volta delle nostre case. Prima di farlo, neanche 2 ore prima, mise un cartello sul portone del mio palazzo, con su scritto che sarebbe passato di li a poco a benedire. La baby sitter della mia bambina, prendeva servizio alle 15.00; quando quel giorno passò per il portone, il suddetto cartello non era ancora stato affisso. Poichè pioveva, lasciò quindi a sgocciolare fuori della porta, l'ombrello che altrimenti le avrei detto di lasciare dentro, per non indurre il parroco a pensare, come poi si verificò, che poichè eravamo rientrati, fossimo disponibili a ricevere la benedizione.
Quindi si fecero le cinque; io riposavo, la babysitter stava addormentando la piccola, e nessuna delle due sapeva che il parroco stava per venire a benedire. L'uomo ed una sua aiutante bussarono la prima volta. La babysitter sapeva che non erano attese visite, e pertanto, essendo impegnata ad addormentare la bambina, non aprì. Il bastardo, visto l'ombrello fuori dell'uscio, aveva la prova che qualcuno in casa c'era, e convinto che questo qualcuno fosse desideroso di ricevere la sua benedizione, bussò la seconda volta. Nessuno gli aprì. Bussò ancora. Niente. Bussò di nuovo; e siamo a quattro. Intanto nel sonno io cominciavo a percepire qualcosa; mia figlia con tutti quegli scampanellii non riusciva a prender sonno, quindi la baby sitter in soggiorno, ed io dalla mia stanza, alla QUINTA bussata decidemmo di aprire. Io che sono miope, corsi alla porta senza occhiali, per non perdere tempo, nella convinzione che, se qualcuno bussava per ben CINQUE volte alla mia porta, come minimo stava andando a fuoco il palazzo. Intanto la babysitter aveva già aperto; il parroco le si era presentata dicendo:" dobbiamo benedire la casa", e non una parola di scuse, vedendola aprire la porta dopo tante bussate, con una bambina piccola in braccio. Il parroco era straniero, d'aspetto anglofono, pertanto solo per questo gli passai il "dobbiamo" usato al posto di "vorremmo", o "dovremmo" o meglio ancora di un "possiamo?"....
Quando misi piede nel soggiorno il parroco e la sua aiutante erano già dentro anche loro; la bimba era sveglia, io pure...non rimaneva altro da fare che acconsentire alla benedizione. Il parroco invitò allora noi presenti a recitare insieme un Padre nostro...ma quando io feci presente che erano troppi anni che non ne recitavo uno per potermelo ricordare, tomo tomo, cacchio cacchio, l'essere inopportuno se ne venne che in quel caso la benedizione non si poteva farla perchè lui non avrebbe fatto nulla contro la nostra volontà...come se disturbare la tranquillità della mia casa, scampanellando infinite volte, dando per scontato il mio credo religioso, fosse una cosa fatta secondo la mia volontà...

L'IRC ALLE ELEMENTARI PER SPINGERE ALLA PRIMA COMUNIONE


lunedì, maggio 28, 2007
In principio l'IRC in Italia era obbligatoria, e serviva a ciò cui serve adesso: omologare tutti al credo cattolico, e far sentire gli altri non battezzati "diversi", anche istigando al razzismo non solo religioso, proprio in nome di una presunta superiorità spirituale delle civiltà cattoliche sulle altre.
Quando divenne facoltativa, durante gli anni '70, non potendo il Vaticano avere la certezza che l'insegnante multidisciplinare l'impartisse ai suoi allievi, fece in modo di mandare nelle quinte classi d'elementari, alcuni suoi inviati, sottoforma di suore o frati, per controllare che la parola di Dio fosse stata trasmessa, che tutti i bambini avessero fatto o fossero in procinto di fare la Prima Comunione, e nel caso contrario, di intervenire con tatto d'elefante a redarguire poveri innocenti sulla loro mancata omologazione.

Ma a 10 anni è tardi per richiamare all'ordine divino bambini neanche battezzati, dicendo loro che senza quel Sacramento sono come animali. Figuriamoci per convincerne altri a sciropparsi un anno di catechismo, e una mattina di digiuno dentro un abito monacale perchè gli si aprano le porte del Regno dei Cieli.
Allora fallito l'espediente dell'inviato speciale, nonchè spia, bisognava correre ai ripari su più fronti:

Un insegnante di religione meglio se assolutamente a digiuno di psicologia infantile (che quindi ci va giù pesante con descrizioni dell'inferno ed altri espedienti intimidatori)

L'ora di religione cattolica anche alla scuola dell'infanzia

Due anni di catechismo per conseguire la Prima Comunione (durante i quali si presuppone che i bambini vadano regolarmente a messa, trascinandovi anche i genitori)



Pubblicato da ...una laica a 13:17
Etichette: Coecirzione delle famiglie, L'ora di religione, Religione di Stato

PRIMA COMUNIONE; A COSA SERVE ALLA CHIESA

lunedì, maggio 28, 2007
I nati fino agli anni '50 da famiglie cattoliche, ricevevano a pochi giorni di distanza Prima Comunione e Cresima all'inizio della pubertà, su imitazione degli ebrei che diventano: Figli/e dei comandamenti a 12 anni e un giorno le femmine, e 13 e un giorno i maschi. Questi momenti della vita religiosa dei fanciulli, unitamente al battesimo dei Testimoni di Geova, (11 anni) la Confermazione dei protestanti, e via dicendo, avvengono dalla comparsa delle religioni abramitiche sulla terra, per controllare e manipolare la vita soprattutto sessuale e di relazione dei loro adepti. Per gli antenati degli adolescenti ebraici contemporanei, la minaccia di lapidazione per le ragazze che concepivano al di fuori del matrimonio, e l'esempio bibblico di come Onan fu fatto morire da Dio perchè spargeva il seme in terra, si traducono ai giorni nostri, nel tentativo di inculcare il senso di colpa ed alimentare fobie nei confronti del sesso, nei preadolescenti contemporanei, in un'età in cui le pulsioni sono ancora controllabili da loro stessi e dagli adulti che se ne occupano.
E' bene far notare che la Prima Comunione non è di per se un sacramento, ma è solo propedeutica per la Cresima, per conseguire la quale c'è bisogno del certificato del solo Battesimo. Nel caso dei cattolici, infatti, la Prima Comunione, serve anche perchè la Chiesa si assicuri che il Battesimo sia stato somministrato a tutti i bambini, e nel caso contrario, le dia modo di intervenire per riparare alla mancanza.
Dagli anni '60, in occidente, a causa delle contestazioni giovanili, Prima Comunione e Cresima vengono somministrate distanziate di parecchi anni; la P. Comunione, molto prima dell'inizio della pubertà, e la Cresima quasi alla fine, (come avviene tutt'ora per la Confermazione degli ebreaici impartita a 18 anni) anche se nei piccoli centri del nord Italia, questo Sacramento sta rispuntando già a 12 o 11 anni d'età. Con l'anticipazione della Prima comunione e della sua catechesi, la Chiesa ha tutto il tempo di sopperire all'evangelizzazione dei fanciulli in vista della Cresima, laddove le famiglie sono manchevoli, cosa impossibile da fare a pubertà avvenuta quando i giovani sono nel pieno della contestazione nei confronti della famiglia e delle istuituzioni (specie religiose)

BATTESIMO DA NEONATI; PERCHE' SERVE ALLA CHIESA

giovedì, aprile 26, 2007
Far battezzare i propri figli neonati in Italia col rito cattolico, equivale ad attestarne l'appartenenza alla lobby quale è sempre stata fin dai tempi di Costantino, ed ancora di più oggi col Concordato, la Chiesa Cattolica italiana. L'ecclesia cattolica infatti, calcola il numero dei cattolici in base ai battezzati (!), e considerando che una lobby è tanto più potente quanto è più numerosa, il genitore acattolico che permette il battesimo del figlio neonato con questo rito, non fa altro che contribuire all'accrescimento di tale lobby a proprio discapito.

Il genitore cattolico, commette comunque un'ingiustizia, sia nei confronti del proprio figlio ignaro nei cui panni non può mettersi per decidere del suo sentire religioso, sia di tutti i non cattolici facenti parte di un Stato laico e democratico, che precipitano grazie a questo gesto in una condizione di minoranza fittizzia.

Oltretutto, checchè ne dicano i testi di catechismo, la Chiesa ha ammesso la valenza puramente simbolica del battesimo; ha pure abolito il Limbo, (che in realtà non è mai esistito, essendo stata un'invenzione di Sant'Agostino proprio per introdurre il battesimo dei neonati, molto più fruttuoso di quello degli adulti) toglierà pure il Peccato Originale, ma con l'eliminazione del Limbo, i bambini innocenti che muoino, (ormai molto di rado, in occidente) vanno comunque in Paradiso, quindi tanto vale aspettare che raggiungano almeno la pubertà per lavarli dal peccato; ammesso e non concesso che possano due gocce d'acqua e qualche parola magica, eliminare una presunta cattiva azione commessa da un loro antenato 4000 anni prima. Sempre stando all'assurda ipotesi del Disegno intelligente sull'origine dell'Universo.

Su Wikipedia ho letto che anche prima dell'infida escogitazione di Sant'Agostino, vi erano padri di famiglia che consacravano la propria conversione al cristianesimo, andando a farsi battezzare unitamente alla propria famiglia, bimbi compresi quindi. Considerando che all'epoca e non solo, un padre di famiglia ne era anche il signore e padrone indiscusso, questo ingenuo esempio portato dall'autore dell'articolo dell'enciclopedia virtuale, non fa altro che attestare l'aspetto improprio del battesimo dei neonati, nel quale il genitore tutt'ora tratta il figlio come fosse roba propria e niente di più. Chi sa se questi patriarchi chiedevano prima il parere delle mogli che stavano per far battezzare. Grazie...all'umanità e non di certo a Dio, qualche passo in avanti l'abbiamo fatto!

In conclusione pur rispettando l'altrui sentire religioso, non possiamo permettere che un'incredibile fandonia come quella del peccato originale sia all'origine dello strapotere della Chiesa Cattolica italiana.
5 commenti:

cyberfido ha detto...
ciao,
sul batteismo ovviamente la pensiamo allo stesso modo. non è solo una questione di pensarla così o meno, è proprio così la realtà. resta solo se negarla o meno.
p.s. per la cronaca, mi sono sbattezzato alcuni mesi fa con mia somma soddisfazione non appartengo più alla chiesa apostolica romana. in nome mio non chiederanno mai più l'otto per mille!!
5/5/07 3:33 PM
einemass ha detto...
Sei una grande :)
16/5/07 12:48 PM
HCE ha detto...
d'accordo su tutta la linea. i genitori non dovrebbero avere titolo a scegliere una religione al posto dei loro figli, né a mandarli in una scuola settaria dove verranno esposti ad una visione limitata del mondo. Vero che siamo in itaglia e realisticamente non sembra che questo sia un tempo adatto per queste battaglie, ma forse è ora di cominciare un lavoro culturale per mettere in discussione questo arbitrio della chiesa e della famiglia sui genitori e dei genitori sui figli.
28/5/07 10:03 PM
Anonimo ha detto...
credo che siate molto lontani dalla verità e attacchiate la chiesa per combattere quel senso di disorientamento causato dalla società di oggi, che vi pervade e vi fa credere che il problema non sia in voi ma da tutt'altra parte!!!
26/5/08 12:41 AM
Anonimo ha detto...
Non capisco perchè ti faccia tutti questi problemi, battezzato o non ogni essere umano, diventato adulto, potrà liberamente decidere se proseguire la sua vita da cristiano cattolico o meno. Nel rispetto di tutti inoltre non vedo la necessità di apostrofare con la parola "fandonia" la storia del cristianesimo in cui tanti credono. Trovo assolutamente inutile sfogarsi con la Chiesa, forse il problema è altrove ....
26/5/08 4:36 PM

sabato 16 maggio 2009

CALENDARI PER LE PARI OPPORTUNITA' ;-)


giovedì, aprile 19, 2007
La mia bimba è in ansia perchè non è ancora riuscita ad imparare a memoria tutta la poesia per la festa della mamma.
"C'è tempo, non preoccuparti" le dico io "manca ancora quasi un mese!".
Ieri torna da scuola e mi dice, "sai mamma, la maestra Annamaria (la più bigotta fra le 2 n. d. r.) ha detto che la festa della mamma è il 24 maggio". In effetti è un pò prima: la festa della mamma è fissata infatti alla seconda domenica di maggio, che quest'anno cade il 13. Come mai la maestra ha preso un giorno per un altro? Perchè l'educatrice in questione, di sua iniziativa, di ritorno dalle vacanze natalizie, ha appeso in classe un calendario cattolico, sul quale sono segnate solo festività inerenti. La festa della mamma, che cattolica non è, (ma questo la maestra neanche osa immaginarlo) non vi è menzionata. La tapina quindi, è andata a cercare sul calendario suddetto un giorno dedicato ad una madonna, e vi ha trovato quello di Maria Ausiliatrice, riferito al 24 maggio.
Sul mio calendario dell'Erbolario, recuperato gratuitamente in erboristeria invece, al posto di santi e madonne, vi sono segnate tutte le ricorrenze, festive o feriali, religiose o laiche. Avrei voluto sottopporlo alla maestra meno bigotta fra le 2 di mia figlia, per proporle di appenderlo in classe in nome delle pari opportunità religiose, ma l'educatrice in questione ne aveva già appeso uno pure più laico del mio; forse troppo, sul quale vi sono solo segnati in rosso i giorni di astensione dal lavoro, senza alcuna denominazione. Allora mi sono fatta i fatti miei, lasciando nell'ignoranza proprio chi l'ignoranza dovrebbe combattere.
Pubblicato da ...una laica a 12:06
2 commenti:
Anonimo ha detto...
Membro UAAR di Siena ti sostiene!!!
Continua col blog...sono piccole oasi di fel(a)icità! :)
ciao
fede
http://cyberfido.spaces.live.com/
25/4/07 3:32 PM

Laura
ha detto...
ti ringrazio cyberfido perchè mi fai sentire la mia lotta un pò meno vana. (la sera del dì di festa sono sempre un pò pessimista)
25/4/07 11:55 PM

COSA E COME SI INSEGNA RELIGIONE ALL'ASILO


venerdì, aprile 13, 2007 Recuperare un libro di religione per la scuola dell'infanzia, in libreria, è impossibile. Mentre i libri di esercizi delle materie curriculari si trovano anche sulle bancarelle, della semplice esistenza di libri di religione per l'asilo, gli stessi librai non ne sono neanche a conoscenza, perchè in linea di massima, non sanno neppure che esista l'ora di IRC nella scuola dell'infanzia. Come potersi informare allora su cosa andranno a fare i nostri figli qualora scegliessimo di far loro frequentare tale suddetta ora? Basta farsi mostrare gli elaborati prodotti a scuola, da genitori di figli che hanno già frequentato un anno di scuola dell'infanzia. Al termine di ogni anno scolastico infatti, vengono consegnati ai genitori, tutti i disegni ed il libro di esercizi svolti dal bambino durante l'anno di asilo. Gli elaborati di religione di solito sono racchiusi in una cartella apposita, o se tutti i disegni sono rilegati insieme, essi sono raggruppati alla fine. Il metodo didattico è lo stesso usato per le altre materie: l'insegnante spiega un argomento che poi gli allievi coloreranno in un disegno con nel titolo un tema inerente. Esempio: il disegno di un sole con il titolo: "Il giorno". Questi disegni sono fotocopiati dal libro di esercizi per l'IRC.
Il primo argomento è "la creazione": in pratica si tratta di spiegare a bambini spesso di neanche tre anni, l'origine dell'universo. Cosa questa molto utile da sapere a quell'età....
L'argomento quindi si semplifica negli inconfutabili postulati tipici di questo ceppo di religioni: "Dio ha creato il mare"; "Dio ha creato tutti gli animali". Gli ha creati tutti contemporaneamente, ed ecco quindi un altro calcio alla scienza ed alle teorie evoluzionistiche.
Sotto Natale si salta tutto il Vecchio Testamento per arrivare direttamente alla nascita di Gesù, che in seguito, più verso Pasqua, i bambini coloreranno: "da bambino" e "da grande" pronto per essere ammazzato e poter quindi risorgere fra tripudii di campane. Sempre in prossimità di Pasqua, i bambini coloreranno (solo il prato: che divertente!) il disegno dell'agnellino, sotto la spiegazione scritta della simbologia del sudetto animale con la purezza. E' così candido questo cucciolo che poi anch'esso viene ammazzato, senza però risorgere, ma bensì consumato dagli stessi bambini, durante il pranzo pasquale. In realtà, tutta la parte cruenta della Pasqua, viene risparmita ai bambini del primo anno, che coloreranno le illustrazioni di una poesia di Pasqua, riferita più che altro al significato dell'arrivo della primavera. Talvolta Pasqua cade quasi a fine aprile, a primavera inoltrata; ma grazie agli insegnanti di IRC, i nostri figli, impareranno che è a partire dalla ricorrenza della resurrezione di Cristo che le giornate si allungano, le rondini tornano, i fiori sbocciano etc., non certo dall'equinozio di primavera: come se Cristo regolasse pure le stagioni! Bel modo di interiorizzare nei bambini i riferimenti temporali stagionali....

giovedì 14 maggio 2009

BUSINESS PRIME COMUNIONI

Un tempo nel giorno della loro prima comunione le ragazzine si vestivano di bianco per enfatizzare la propria purezza nel giorno in cui si congiungevano con Cristo per la loro prima volta. I vestitini monacali o leziosi che fossero, venivano cuciti da mamme nonne, zie, sorelle grandi etc.
Con l'entrata delle donne, di tutte le estrazioni sociali, nel mondo del lavoro, nessuna aveva più il tempo dui cucire abiti per le proprie figlie, sorelle o nipoti, e cominciò così la sfida a chi pagava di più per l'abitino meglio confezionato. Alla Curia questa gara giustamente non piacque ed impose allora che tutte le bambine nel giorno della loro Prima Comunione, fossero vestite da suore, e che tutti i bambini si vestissero da monaci.
Queste direttive tuttavia a partire da circa 15 anni a questa parte sono state disattese; giovani mamme che magari non hanno potuto vestirsi loro da spose perchè sposatesi gravide, e quindi con ventre troppo esteso per poter entrare negli stringati bustini...hanno pensato bene di rompere la tradizione dell'abito monacale e di tornare a vestire le proprie figlie come sposine.
E la gara per la sposina più bella, proprio nel giorno in cui dovrebbe vincere per queste bambine un sentimento di umiltà, è ricominciata.
Come rimediare? In una parrocchia di Torre Annunziata i parroci hanno avuto l'idea di offrire ai bambini che riceveranno presso di loro la Prima Comunione, un sopravvestito detto "vestito battesimale" che altro non è che il "grembiulino" del battesimo riedito in misure adeguate a bambini dagli 8 ai 10 anni.
E nelle altre parrocchie come è gestita la cosa? In alcune permane la ferrea regola dell'abbigliamento monacale che però arreca più danno economico che altro alle famiglie dei comunionandi; infatti questi poveri genitori per non disubbidire al parroco ma neanche disattendere le aspettative delle loro figliole, si ritrovano a dover acquistare 2 vestiti (se non addirittura tre!) quello da monaca, quello da sposa, e talvolta, anche uno un pò più comodo di quello da sposina con il quale muoversi liberamente durante i giochi di movimento organizzati dagli animatori, durante la festa a loro dedicata.
Ma non c'è limite al peggio: ci sono parrocchie dove i parroci non si lasciano scappare il business delle Prime Comunioni, offrendo (imponendo) ai genitori dei propri piccoli fedeli il fitto del vestitino monacale con tanto di crocefisso e giglio.

martedì 5 maggio 2009

domenica, marzo 18, 2007 Festa del papà: una ricorrenza laica

D Due settimane fa, sento recitare ad un compagno d'asilo di mia figlia, la poesia per la festa del papà. Chiedo a mia figlia se anche lei l'avesse imparata: mi risonde di no. Il giorno dopo, all'uscita di scuola, chiedo alla maestra come mai mia figlia era stata esclusa dall'apprendimento della poesia di cui sopra. Cosa mi risponde colei che dovrebbe educare?! Che cadendo la festa del papà il giorno di San Giuseppe, (mica il 19 marzo?!) trattasi di festa cattolica, e pertanto, poichè mia figlia non si avvale dell'IRC, ha giudicato inopportuno insegnarle la poesia e farle fare il lavoretto. Cheee?? La festa del papà, un'americanata, importata in Italia da nemmeno 40 anni, una sacra festa cattolica? No; per una mente pensante come la mia è davvero troppo!
Ho passato la notte in rete a cercare fonti attendibili sulla laicità di tale festa, per convincere la maestra (quella delle 2 che, mi era sembrato avesse la mente più aperta) dell'ennesima svista penalizzante per mia figlia, e sono approdata nel fantastico sito http://www.filastrocche.it/ che fra filastrocche e passatempi per bambini, alla cartella dedicata alle feste, svela l'origine (quasi mai cattolica!) di tutte le feste del calendario nostrano. Ora anche la mia bimba recita a memoria la poesia ed ha colorato l'amena letterina per il suo papà; ma posso io continuare a lottare contro i mulini a vento?
marta ha detto...
Piccolo aneddoto sulla festa del papà: la figlia di una amica, in prima elementare, ha ricevuto un questionario dalla maestra, da riempire a casa in occasione della festa del papà. In questo questionario c'erano domande tipo: "a che ora esce da casa tuo padre per andare al lavoro? é contento quando torna a casa la sera? etc." Questa amica si è lasciata quasi subito con il compagno con cui ha avuto la figlia. Il padre della bambina vive lontano e non so nemmeno se abbia un lavoro. Com'è possibile che le maestre a scuola non si informino della situazione familiare dei bambini che hanno inclasse prima di metterli in difficoltà? E se un bimbo è figlio di padre disoccupato? E se non ce l'ha il padre? E che ca***o te ne importa se è contento quando torna a casa la sera?
26/3/07 5:37 PM
...una laica ha detto...
In effetti per la legge sulla privacy questo tipo di questionari non si dovrebbero più poter fare. Ed argomenti delicati come questo dovrebbero essere affrontati solo ai colloqui fra genitori ed insegnanti.In fondo basterebbe un breve colloquio con i genitori dei bambini prima della preparazione alla festa del papà, per sapere se i genitori gradiscono che si tratti tale festa o meno considerando che non tutti i bimbi hanno un papà e che potrebbero soffrire nel non potergli recitare una poesia.
28/1/08 3:20 PM

Ordinaria discriminazione all'asilo

C'era una volta, un ordine di scuola non dell'obbligo, ideato per facilitare i suoi giovani allievi nell'inserimento nella scuola dell'obbligo e partendo da essa, nella società. La scuola dell'infanzia, fra i suoi obbiettivi, si pone quello della socializzazione dei bambini al di la di quale che sia la loro condizione economico/sociale. Per quanto riguarda quella religiosa invece, che sia chiaro fin dall'inizio della scuola stessa, essa è assolutamente discriminante, al punto che i genitori dei giovani allievi della scuola dell'infanzia, siano spinti a rinnegare il proprio credo religioso o filosofia di vita, pur di favorire l'inserimento della loro prole in quello che la scuola italiana presenterebbe come uno Stato cattolico.
Fortunatamente, la granparte dei direttori e presidi scolastici, pur dichiarandosi cattolici praticanti, credendo nella laicità prima di tutto dello Stato italiano, e poi anche solo come conseguenza di ciò, in quella della scuola pubblica, cercano di porre fine alla coecirzione di cui sopra. Ma il problema principale è che chi non decide per il non avvalersi dei propri figli dell'insegnamento della religione cattolica fin dall'asilo, non ha neanche idea di quel che significa e comporta, in alcuni casi, come quello nel POST che fa seguito a questo (anche se poi cronologicamente è precedente) l'IRC nella scuola dell'infanzia.
Qui di seguito, storie di ordinaria discriminazione all'asilo nei confronti di mia figlia, al primo anno della scuola dell'infanzia.

Se il buongiorno si vede dal mattino:
alla preiscrizione, dopo aver sbarrato la casella del non avvalentesi, NON mi viene sottoposto il modulo con le materie alternative. La segretaria mi dice solo che dovrò parlarne con le educatrici, quando si saranno formate le classi e potrò quindi risalire a quali saranno quelle di mia figlia. Ad anno scolastico avviato, quando cioè i bimbi hanno smesso di piangere fin dall'ingresso in classe, dopo aver posto la questione ad un'insegnante, costei mi dice che cade dalle nuvole.....quando vado a riprendere la bambina, la soluzione è stata trovata: durante l'ora e meza prevista per l'IRC all'asilo, mia figlia verrà spostata in un'altra classe, assieme ad una delle sue maestre curriculari. "Ma quest'anno non fanno ancora religione; pertanto sua figlia resterà in classe con le sue maestre in compresenza dell'insegnante di IRC per il normale svolgimento delle lezioni". POi candidamente aggiunge: "Noi maestre facciamo anche recitare la preghiera quotidianamente ai nostri allievi....vorrà dire che con sua figlia non insisteremo, non costringiamo nessuno! Ma in ogni caso sua figlia ne sarà esentata a priori".
?????Della questione "preghiera quotidiana" (quindi non solo durante l'IRC) approfondii in seguito; sul momento ebbi dei dubbi circa il fatto che l'insegnante dell'ora facoltativa, potesse essere in classe ma senza svolgere il suo programma. In realtà l'educatrice curriculare intendeva dire che per i primi tempi, com'è logico intuire, con i bimbi che piangono e litigano è impossibile impostare una qualsiasi lezione. Ciò detto, le educatrici riescono tuttavia ad insegnare ai bimbi per Natale, una poesia smaccatamente cristiana. Va bè, non mi attacco al capello , come erroneamente ho lasciato intendere anche alle educatrici di mia figlia, ma mi riferivo all'andamento generale durante le materie principali, giammai, per quello che accade durante l'IRC, dal quale mia figlia deve assolutamente non avvalersi. Ma su questo non ci siamo capite; del resto non ho mai avuto modo di discuterne contemporaneamente, con le educatrici, la direttrice e/o referente per la succursale cui è locata l'aula della classe di mia figlia, e magari anche con la stessa insegnante di IRC mostratasi poi la più corretta (mai si sognerebbe di insegnare e pretendere la recita delle preghiere ai suoi allievi) e disponibile anche a fare discipline religiose più in generale, sulla base di esperienze maturate in altri istituti più progressisti del nostro.
In conclusione: un dì di gennaio, accompagnando mia figlia in classe durante lo svolgimento reale dell'IRC, mi accorgo da un particolare del disegno che i bambini stanno colorando, che l'indottrinamento della religione cattolica, è iniziato eccome!! Per il particolare eloquente vi rimando ad un prossimo eventuale post su cosa e come in effetti avviene tale indottrinamento. Immediatamente dopo la scoperta di cui sopra, mi fiondo in direzione, alla sede centrale, dove alla direttrice, ottima persona, come altri suoi colleghi sopraelogiati, porgo le mie lamentele circa il fatto che la non insistenza da parte delle maestre, sulla recita della preghiera quotidiana da parte di mia figlia, sia in realtà di per se discriminante, soprattutto data la giovane età della bimba, e la scelta non avvalentesi operata da me senza darle spiegazioni in merito. Sarebbe stato come dirle: "sono io che ti escludo dal fare le stesse cose degli altri" che è proprio quello cui il Vaticano puntava quando spinse per l'introduzione dell'IRC all'asilo. La diretrice, che purtroppo è reggente e rimarrà solo fino ad agosto di quest'anno, mi da ragione: si dichiara cattolica praticante, ma considerando la laicità della scuola pubblica, giudica incostituzionale la recita delle preghiere quotidiane in se, al di la della presenza o meno in una classe di non avvalentesi.
In seguito a questo incontro, direttrice, referente, educatrici ed insegnante di religione, dialogano insieme per sistemare le cose, ma evidentemente ancora una volta, neanche fra di loro giudicano opportuno incontrarsi tutte insieme di persona, ed il risultato è discriminazione ad oltranza per mia figlia. Da gennaio infatti, la bimba non solo verrà, come stabilito all'inizio, spostata in un'altra classe durante l'IRC, ma con essa, seguirà tutto un percorso diverso di preparazione alla Pasqua, rispetto ai suoi reali compagni di classe. L'anno prossimo farà lo stesso per il percorso di preparazione al Natale, e poi alla Pasqua, e verrà ugualmente spostata in quella stessa classe di cui sopra, qualora dovesse essere presente nella sua di classe nel momento in cui solitamente fanno dire le preghiere. In pratica l'assimilamento di una materia facoltativa a quelle principali, fa si che mia figlia venga totalmente esclusa dal percorso didattico della propria classe, almeno per quel che riguarda la percezione delle feste dell'anno, che fral'altro tutti sanno avere origini socio/religiose tutt'altro che cattolico/cristiane. Pertanto non vi è alcuna giustificazione ad una sua discriminazione neanche in nome di assoluti principi storico/religiosi/socio/culturali. Ma se l'insegnante non arriva a comprenderlo da sola, se la referente fa finta di non sapere quel che di incostituzionale avviene nel plesso che dovrebbe amministrare, posso io lottare contro i mulini a vento?
Poi fosse solo questo....c'è molto di più, ma almeno per tutto il sovrappiù posso difendermi con l'arma dell'ironia, come accadrà per i prossimi post sulle "pari opportunità religiose all'asilo" ;-)
L'insegnamento facoltativo della religione cattolica alla scuola dell'infanzia (erroneamente ancora detta scuola materna) è stato istituito in Italia, dall'anno scolastico 1986/87. Prima di allora tuttavia alla maggiorparte di noi maggiori di 19 anni, tale insegnamento è stato propinato ugualmente, senza neanche potercene non avvalere. Tale provvedimento sembrerà quindi inserito nella scuola dell'infanzia per mettere fine ad un abuso; in realtà serve proprio ad avallarlo. Proviamo a pensare infatti a cosa sarebbe successo, verso l'inizio degli anni ottanta se un genitore, accortosi che l'educatrice di suo figlio faceva recitare la preghiera quotidianamente alla classe, fosse andato dalla medesima a protestare. Avrebbe avuto ragione di far cessare la suddetta pratica religiosa, in un contesto in cui all'epoca non era prevista neanche la cultura religiosa, facoltativa o meno che fosse. Il provvedimento che inserisce l'IRC all'asilo come materia facoltativa invece, da indirettamente ragione alle insegnanti, specie laddove, per timore di escludere i propri figli dal resto della classe, nessun genitore ha fatto per loro la scelta del non avvalersi. Si legge infatti nel testo unico sull'istruzione, all'art. 311, comma 2 che : l'insegnamento religioso ed ogni eventuale pratica religiosa, nelle classi in cui sono presenti alunni che hanno dichiarato di non avvalersene, non abbiano luogo in occasione dell'insegnamento di altre materie, nè secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque discriminanti. Eeekk! E che altro significa questo se non che, senza la presenza dei suddetti alunni, i soliti guastafeste, per come li presenta il comma in questione, l'insegnamento della religione cattolica da facoltativo, e quindi di secondaria importanza diventa principale, al punto da poter uscire dai confini dell'ora e mezza settimanale (per la scuola dell'infanzia) tenuta dall'insegnante preposta, ed invadere tutto il percorso didattico delle normali materie curriculari.
Questo è quel che succede esattamente nella classe di mia figlia al primo anno nella scuola dell'infanzia, in un istituto in cui da 22 anni a questa parte (a detta di una delle sue insegnanti) non vi erano mai stati altri non avvalentesi. Però 22 anni fa l'IRC non c'era all'asilo, e quando l'altra educatrice mi dice che le preghiere in classe all'inizio della lezione, "le abbiamo sempre fatte recitare!" la cosa mi da da pensare....
Sicuramente non è così dappertutto; dipende dalle educatrici. Teniamo presente che attualmente il corpo insegnanti della scuola dell'infanzia è ancora in parte costituito da personale in possesso di un semplice diploma triennale conseguito dopo la licenza media, che formava soltanto future insegnanti d'asilo, non come era l'istituto magistrale che guardava un pò più lontano, formando anche le future maestre elementari. Non è detto che non ci si debbano attendere ignoranza, bigottismo e presunzione dalle insegnanti laureate, solo che quelle diplomate a neanche diciottanni, e subito inserite nel mondo della scuola, più spesso sono appunto quelle che hanno sempre fatto recitare le preghiere ai loro allievi ed impartito loro nozioni di religione cattolica, anche quando ciò era totalmente incostituzionale. Ebbene, per questo tipo di insegnanti, ignoranti in termini di costituzione scolastica, bigotte e presuntuose, l'inserimento dell'IRC facoltativo, in realtà significa la piena autorizzazione ad impostare tutta la didattica su basi cattoliche, come del resto hanno sempre fatto del tutto arbitrariamente.
marta ha detto...
Mi immedesimo nella tua piccola pargoletta, e mi ricordo diverse cose: all'asilo (per me la seconda metà degli anni '70) si diceva una preghiera, che per me, non avendo mai sentito né di Santi né di Madonne, iniziava così: Ape Maria, piena di grazia... Era il periodo dell'ape Maya e l'ape Magà, e quindi perché no: tanto quella cosa che dicevamo non aveva più senso di una sigla di un cartone animato. Devo dire che per me era ed è stato poi fondamentale avere sempre come contraltare (notare il lessico di stampo inevitabilmente religioso!) le cose che sentivo a casa, i ragionamenti fatti dai miei genitori e CON i miei genitori. Insomma, sapere che esiste altro è comunque utile. Adesso, purtroppo, si è ancora più "soli" a tentare di essere laici, ma forse, se la tua bimba sa che esiste un mondo fuori (altri amici che la pensano come te con figli), può da subito capire che ci sono modi diversi di affrontare il mondo, e che siamo sempre liberi di scegliere. O almeno dovremmo esserlo.
Sei brava a condurre questa piccola grande battaglia.
5/3/07 11:24 PM
...Laura ha detto...
Mia figlia lo sa, (anzi, data l'età, lo saprà), ma tutti gli altri? Chi dovrebbe informare loro se non la scuola, dell'esistenza di + religioni, non necessariamente migliori o peggiori di quella cattolica? Se è presto, come io credo che sia, a soli 3 anni, allora lasciate stare, o al massimo insegnate loro a rilassarsi con gli album pensati proprio per l'infanzia, di "mandala da colorare", o con esercizi di Yoga presi da testi studiati per bambini di 5 anni. Non persuadeteli ad imparare a memoria preghiere di alcun tipo che neanche comprendono! Perchè nella migliore delle ipotesi percepiranno la religione come una cosa inutile e noiosa, imposta dall'alto solo per insegnarli ad ubbidire. E nella peggiore...gli istigherà al razzismo non solo nei confronti dei seguaci di altri culti, ma anche di tutti quelli che non si allineano a seguire ciecamente gli ordini.
6/3/07 3:17 PM

Perchè c'è l'IRC all'asilo

L'insegnamento facoltativo della religione cattolica alla scuola dell'infanzia (erroneamente ancora detta scuola materna) è stato istituito in Italia, dall'anno scolastico 1986/87. Prima di allora tuttavia alla maggiorparte di noi maggiori di 19 anni, tale insegnamento è stato propinato ugualmente, senza neanche potercene non avvalere. Tale provvedimento sembrerà quindi inserito nella scuola dell'infanzia per mettere fine ad un abuso; in realtà serve proprio ad avallarlo. Proviamo a pensare infatti a cosa sarebbe successo, verso l'inizio degli anni ottanta se un genitore, accortosi che l'educatrice di suo figlio faceva recitare la preghiera quotidianamente alla classe, fosse andato dalla medesima a protestare. Avrebbe avuto ragione di far cessare la suddetta pratica religiosa, in un contesto in cui all'epoca non era prevista neanche la cultura religiosa, facoltativa o meno che fosse. Il provvedimento che inserisce l'IRC all'asilo come materia facoltativa invece, da indirettamente ragione alle insegnanti, specie laddove, per timore di escludere i propri figli dal resto della classe, nessun genitore ha fatto per loro la scelta del non avvalersi. Si legge infatti nel testo unico sull'istruzione, all'art. 311, comma 2 che : l'insegnamento religioso ed ogni eventuale pratica religiosa, nelle classi in cui sono presenti alunni che hanno dichiarato di non avvalersene, non abbiano luogo in occasione dell'insegnamento di altre materie, nè secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque discriminanti. Eeekk! E che altro significa questo se non che, senza la presenza dei suddetti alunni, i soliti guastafeste, per come li presenta il comma in questione, l'insegnamento della religione cattolica da facoltativo, e quindi di secondaria importanza diventa principale, al punto da poter uscire dai confini dell'ora e mezza settimanale (per la scuola dell'infanzia) tenuta dall'insegnante preposta, ed invadere tutto il percorso didattico delle normali materie curriculari.
Questo è quel che succede esattamente nella classe di mia figlia al primo anno nella scuola dell'infanzia, in un istituto in cui da 22 anni a questa parte (a detta di una delle sue insegnanti) non vi erano mai stati altri non avvalentesi. Però 22 anni fa l'IRC non c'era all'asilo, e quando l'altra educatrice mi dice che le preghiere in classe all'inizio della lezione, "le abbiamo sempre fatte recitare!" la cosa mi da da pensare....
Sicuramente non è così dappertutto; dipende dalle educatrici. Teniamo presente che attualmente il corpo insegnanti della scuola dell'infanzia è ancora in parte costituito da personale in possesso di un semplice diploma triennale conseguito dopo la licenza media, che formava soltanto future insegnanti d'asilo, non come era l'istituto magistrale che guardava un pò più lontano, formando anche le future maestre elementari. Non è detto che non ci si debbano attendere ignoranza, bigottismo e presunzione dalle insegnanti laureate, solo che quelle diplomate a neanche diciottanni, e subito inserite nel mondo della scuola, più spesso sono appunto quelle che hanno sempre fatto recitare le preghiere ai loro allievi ed impartito loro nozioni di religione cattolica, anche quando ciò era totalmente incostituzionale. Ebbene, per questo tipo di insegnanti, ignoranti in termini di costituzione scolastica, bigotte e presuntuose, l'inserimento dell'IRC facoltativo, in realtà significa la piena autorizzazione ad impostare tutta la didattica su basi cattoliche, come del resto hanno sempre fatto del tutto arbitrariamente.

domenica 3 maggio 2009

Quando è che mi definisco "atea", e quando "laica"

lunedì, febbraio 05, 2007

Preferisco definirmi atea, in soli 2 casi: per svincolarmi dalle sterili discussioni con i Testimoni di Geova; è un'opzione questa che non si aspettano, e non hanno ancora avuto l'ardire, come Papa Ratzinger, di ritenere pure l'ateismo una religione...
Il secondo caso, è quello con cui a scuola, mòtivo il non avvalersi della mia prole dell'insegnamento di religione cattolica. Il pericolo, se ci si definisce semplicemente laici, è che il corpo insegnanti cerchi di far passare l'insegnamento, nell'ora di religione da parte del proprio insegnante preposto, come una panoramica su tutte le religioni. Come se l'insegnante che occupa quel posto per espresso volere del vescovo, potesse riuscire davvero a presentare tutti i ceppi religiosi in maniera imparziale. Quando gli insegnanti di religione daranno gli esami nei corsi abilitanti, come tutti i loro colleghi di tutte le altre materie, (e non saranno licenziate le professoresse incinte al di fuori del matrimonio) allora forse, non senza remore, potrò lasciare che la mia prole frequenti tali ore.

In tutti gli altri casi, tipo: contestazione della presenza di cappelle negli ospedali, cimiteri, navi da crociera etc. vale sempre la pena di ricordare a chi non ci arriva da solo, che ad ammalarsi, morire, viaggiare, etc., non sono solo i cattolici, e che pertanto il dibattito non è fra chi crede e chi no, ma fra chi crede che la religione cattolica sia l'unica abilitata come tale, e tutti quelli che hanno il diritto (che in uno Stato laico dovrebbe essere sancito) di credere che non sia così.
commenti:
rosalba s ha detto...
Bel post!
Condivido
Ciao
9/2/07 7:37 PM
Fabio Milito Pagliara ha detto...
ottimo :)
15/2/07 7:01 PM

Perchè è necessario contraddire il Dio di Abramo

domenica, gennaio 21, 2007

Fra le mie colleghe del corso preparto, ce n'era una che portava avanti una gravidanza con un fibroma nell'utero. In questi casi, ci spiegò l'ostetrica, si praticano solo parti cesarei, in quanto la presenza del fibroma ostacola l'uscita del feto, e la sua improvvisa rottura potrebbe causare seri danni sia all'utero sia al bambino. Una mia amica, con questa stessa patologia, fu convinta dal proprio ginecologo invece, ad optare per il parto naturale. Uscita dalla sala parto, dovette entrare in quella operatoria per sottoporsi alla ricostruzione dell'utero; superfluo puntualizzare che le fu praticata l'anestesia soltanto durante l'operazione chirurgica. Tuttavia, a discapito dell'ottusità del ginecologo che non oserebbe allieviare le sofferenze delle sue pazienti pur di non contraddire il Dio di Abramo, la mia amica, seppur dopo 5 anni, si è decisa ad intraprendere una nuova gravidanza, affidandosi allo stesso medico, ma fortunatamente, poichè il feto si presentava "di piedi" , ha potuto godere dell'anestesia epidurale per il parto cesareo.
Frequentare un corso preparto, possibilmente presso la struttura nella quale si è scelto di partorire, è quindi a mio parere, una scelta giusta anche per contrastare il pregiudizio di matrice religiosa, ingiustificatamente avallato dall'ostetricia italiana, secondo cui la donna deve per sua natura, per forza, inevitabilmente, partorire con dolore.

Parti brevi ma più dolorosi; si potrebbero evitare

sabato, gennaio 20, 2007

Il Dio di Abramo disse alla donna che per aver disubbidito mangiando la mela, avrebbe partorito con dolore; ciò impedisce all'ostetricia italiana di diffondere l'anestesia epidurale nei parti naturali spontanei, preferendogli l'accoppiata ossitocina/episiotomia che ha come unico scopo comprovato quello di permettere al ginecologo privato di tornare a casa per pranzo e/o evitarsi una notte in sala travaglio.
PARTO ACCELLERATO: FA PIU' DANNI CHE ALTRO!
E' necessario il parto pilotato, quando il bambino è in sofferenza per invecchiamento della placenta o complicazioni varie, e/o per evitare che ci finisca se sono passati 15 giorni dalla presunta data della nascita, per assicurare quindi alla donna un parto naturale che non pregiudichi l'esito di uno successivo a breve distanza dal precedente.
I ginecologi nostrani tendono purtroppo però ad accorciare i tempi del travaglio, somministrando l'ossitocina e rompendo le acque artificialmente anche nei casi in cui le contrazioni cominciano spontaneamente. Ma un feto che rimane all'improvviso all'asciutto, anche se fino a quel momento non era andato in "sofferenza" rischia di finirci; ecco allora che la sua futura mamma viene allacciata all'odioso apparecchio rilevante il tracciato del battito cardiaco del feto, che impedisce alla donna di praticare il parto "attivo", camminando ed accovacciandosi onde sgravare la schiena dalle sollecitazioni delle contrazioni (quando indotte, pure più violente). Infine, in anestesia locale, inducono l'espulsione del feto praticado un taglietto, l'episiotomia, che lo rende possibile con soli 5 centimetri di dilatazione, invece dei 9, che consentirebbero un parto senza lacerazioni. Accorciando il processo del parto naturale spontaneo, in realtà ne si intensifica la sofferenza, sia durante che dopo (per i punti derivanti dall'episiotomia).

commenti:

anti-bizock ha detto...
così mi sembra un incubo questa cosa di partorire! Come si fa a fidarsi?!
21/1/07 12:24 PM

...una laica ha detto...
basta parlarne prima, col proprio ginecologo ed eventualmente con il suo anestesista di fiducia. La sofferenza della madre non è necessaria al buon esito di una nascita; qualora si renda necessario il parto pilotato e/o accellerato, si dovrebbe poter optare o per un cesareo, o per un parto naturale sotto anestesia epidurale. In ogni caso il parto naturale, specie quando comincia con travaglio spontaneo, è una cosa fisiologica, molto stancante ma sopportabilissimo.

Ma è un ospedale o un convento?

giovedì, gennaio 11, 2007

Ho partorito in un ospedale; gli ospedali sono statali, lo stato italiano è laico. Perchè allora nell'ingresso del reparto maternità vi ho trovato un pantheon di statue di Sante e Madonne? Si, lo so, che Sant'Anna protegge le partorienti e la Madonna si suppone che protegga i bambini nati in provetta...ma, visto che tralatro si trattava nel mio caso di un ospedale di campagna, perchè non metterci pure una statua di Diana che come si sa assicurava alle proprie devote parti indolori...

Il sabato dopo il parto un'infermiera mi dice che in vista della messa prevista per il giorno seguente nella cappella dell'ospedale, il prete che la celebrerà vuole sapere se ho bisogno di confessarmi.....tralasciando il fatto che in un ospedale statale più che di una cappella ad uso soprattutto dei funerali cattolici, ci starebbe meglio una sala del commiato...oppure una sala di raccoglimento per chiunque, a qualsiasi credo appartenga, abbia il desiderio di pregare....tralasciamo....piuttosto; che cosa dovrebbe avere mai da farsi perdonare da Dio una donna che ha appena partorito??!!

Matrimonio in municipio

lunedì, novembre 27, 2006

Premessa: un prete durante la predica in un matrimonio cattolico, disse agli invitati che la differenza fra chi si sposa in chiesa e chi no, è in chi fa tale scelta. Vale a dire che chi si sposa al cospetto di Dio, ammette che sia stato Egli a destinarli l'un l'altra, ma Dio benedice tutte le unioni dei suoi figli, che si sposino in chiesa o meno. Da qui l'eresia di sciogliere i matrimoni religiosi, in quanto gli sposi ammetterebbero implicitamente che Dio abbia sbagliato nel farli incontrare. Salvo poi pagare cifre salate alla Sacra Rota per sancirne l'annullamento...
Nel sud Italia, la granparte dei cattolici che si sposa in Chiesa usufruendo del rito Concordatario, non se ne rende conto, ritenendo di essersi sposato separatamente: civilmente, nell'atto di "dare parola", ed in seguito, nella data segnalata sull'invito, con rito religioso, in Chiesa.
Questo equivoco, al quale però, ne gli impiegati comunali dell'ufficio matrimoni, ne i preti, cercano di porre rimedio, porta a radicare nella mente dei promessi e/o novelli sposi, e dei loro affini, che il matrimonio contratto solo civilmente, di per se non valga nulla. In effetti, il "dare parola" non sposa veramente, eppure i promessi sposi che passano per tale stadio burocratico, lo festeggiano come fosse un matrimonio vero, con pranzi con tanti invitati, foto e confetti.
Se però dite loro che voi vi sposerete "solo" con rito civile, senza poi consacrare l'atto in Chiesa, al cospetto di Dio, essi penseranno che il vostro matrimonio, non meriti festeggiamenti simili neanche a quelli che loro hanno riservato al "dare parola".
Purtroppo, bisogna rilevare che anche fra coloro che avendo cognizione del matrimonio concordatario, non confondono il rito civile con altro, c'è la tendenza a considerare il matrimonio al Municipio, non meritevole di uguale importanza e fasti nei festeggiamenti, rispetto a quello in Chiesa.
Se avete perciò deciso di sposarvi solo civilmente, preparatevi a dover sostenere conversazioni di questo tipo:
Domanda rivolta alla futura sposa: Ah allora ti vestirai normalmente...?
Risp. Si, certo, mi metto in Jeans; in fondo è solo il mio matrimonio...;-)
Dom. No, intendo dire, non metterai l'abito tradizionale, ma un tailler?
Risp. Figuriamoci, non me lo metto per andare al lavoro!
Dom. Ah ho capito! Indosserai un abito a tubino...!
Risp. ?

Dom. rivolta indiferentemente ad entrambi: Allora vi sposate in questa Chiesa vicino casa vostra?
Risp. No, te l'ho detto: NON ci sposiamo in Chiesa.

Futura sposa: Ci sposiamo in tale monumento storico (nel mio caso: Castello denominato Maschio Angioino)
Risp. Ah c'è una chiesa dentro? Non lo sapevo!

In sartoria poi, quando sentono che si tratta di un matrimonio civile, vi vengono proposti abiti che non mettereste neanche per andare a fare la spesa!Infatti, conquisterà la vostra fiducia, l'assistente alle vendite che ai vostri dubbi sull'adeguatezza di un abito tradizionale per un matrimonio non in chiesa vi risponderà anche un pò seccata: - Ma cosa c'entra?! Il matrimonio è tale sempre, al di la di come o dove lo si celebri!- E cioè come voi sentite che debba essere: solenne o disinvolto, avrà sempre l'importanza che voi gli date.
Infine, fra le varie baggianate di cui si pregia il cattolico coi paraocchi, mi preme riportarvi l'intuizione di una promessa sposa, presente insieme a me in un negozio di abiti da matrimonio, la quale credette che io ero lì per scegliere, fra costosissimi abiti, uno magari ricamato in oro, da indossare per ..."dare parola"!

Gli insegnanti di religione: raccomandati istituzionalizzati

lunedì, novembre 27, 2006

Gli insegnanti di una qualsiasi materia, che non sia appunto l'IRC, impiegano, specie se residenti nel sud Italia, circa 15 anni, fra concorsi e/o corsi abilitanti, spesso a pagamento, supplenze temporanee, ed incarichi annuali, prima di conseguire l'immissione in ruolo.
Ciò non vale per gli insegnanti di religione cattolica in Italia: a loro basta laurearsi, per entrare in ruolo già al primo incarico, dietro raccomandazione del Vescovo della città dove andranno ad insegnare. Inoltre, costoro, che a quanto pare sono più uguali degli altri, davanti a Dio ed alla scuola italiana, accedono direttamente alla fascia più alta di retribuizione. Non fanno ciò gavetta, carriera, e cose così, riservate a noi comuni mortali.
Essi sono gli eletti, e per pagare loro, poi il Ministero della Pubblica istruzione, non ha i fondi per permettere alle scuole di organizzare la cosidetta ora alternativa all'IRC.

Gli angeli custodi

martedì, novembre 14, 2006

Debbo ad un angelo custode, quello che non salvò mia nonna bambina, dalla caduta in un pozzo, la mia precoce capacità di dubitare delle istituzioni cattoliche e dei loro insegnamenti.

Eppure agli angeli da bambina io credevo; cercavo sempre di addormentarmi a pancia sotto onde evitare di schiacciare il mio angelo custode che immaginavo appollaiato sulla mia schiena!
E che dire poi della favola appresa all'asilo, dell'"angelo dalle ali di fuoco"? In tale favola decisamente splatter, un angelo riceveva da Dio delle ali di fuoco come ricompensa per essersi fatte strappare le sue da un bimbo cui servivano per individuare dall'alto la strada che aveva perso per ritrovare la propria casa. Ricordo ancora con vivo orrore l'ilustrazione dell'angelo, con le spalle sanguinanti prima di ricevere le ancora più spaventose ali di fuoco; ma perchè poi proprio di fuoco? E come mai un bimbo piccolo era riuscito ad allontanarsi da casa eludendo la sorveglianza dei genitori? N.B. l'asilo in questione non era infestato da suore, era comunale, sia pure con un nome sospetto: "Il cantico delle creature"...

Poi, con l'inizio del catechismo finalizzato alla Prima Comunione, sorsero in me i primi dubbi sull'effettiva utilità, per me bambina di sei anni e mezzo, di apprendere ed esercitare la dottrina cattolica. Mi bastò confrontare la solita favola dell' angelo che afferra la bimba incauta che corre felice per i prati, prima che cada in un pozzo raso terra senza copertura, con la storia vera, raccontatami da mio padre, della similare caduta in un pozzo, di sua madre bambina, per decidere di lasciare il catechismo senza fare il ...saggio finale!(Così percepivo all'epoca, data la mia giovane età, la Prima Comunione in se per se).

Per la cronaca: mia nonna - ovviamente, altrimenti non sarei qui a scriverlo - non precipitò nel pozzo, ma si savò grazie solo a se stessa, aggrappandosi alla grata che ne circondava l'apertura.