domenica 3 maggio 2009

Quando è che mi definisco "atea", e quando "laica"

lunedì, febbraio 05, 2007

Preferisco definirmi atea, in soli 2 casi: per svincolarmi dalle sterili discussioni con i Testimoni di Geova; è un'opzione questa che non si aspettano, e non hanno ancora avuto l'ardire, come Papa Ratzinger, di ritenere pure l'ateismo una religione...
Il secondo caso, è quello con cui a scuola, mòtivo il non avvalersi della mia prole dell'insegnamento di religione cattolica. Il pericolo, se ci si definisce semplicemente laici, è che il corpo insegnanti cerchi di far passare l'insegnamento, nell'ora di religione da parte del proprio insegnante preposto, come una panoramica su tutte le religioni. Come se l'insegnante che occupa quel posto per espresso volere del vescovo, potesse riuscire davvero a presentare tutti i ceppi religiosi in maniera imparziale. Quando gli insegnanti di religione daranno gli esami nei corsi abilitanti, come tutti i loro colleghi di tutte le altre materie, (e non saranno licenziate le professoresse incinte al di fuori del matrimonio) allora forse, non senza remore, potrò lasciare che la mia prole frequenti tali ore.

In tutti gli altri casi, tipo: contestazione della presenza di cappelle negli ospedali, cimiteri, navi da crociera etc. vale sempre la pena di ricordare a chi non ci arriva da solo, che ad ammalarsi, morire, viaggiare, etc., non sono solo i cattolici, e che pertanto il dibattito non è fra chi crede e chi no, ma fra chi crede che la religione cattolica sia l'unica abilitata come tale, e tutti quelli che hanno il diritto (che in uno Stato laico dovrebbe essere sancito) di credere che non sia così.
commenti:
rosalba s ha detto...
Bel post!
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Ciao
9/2/07 7:37 PM
Fabio Milito Pagliara ha detto...
ottimo :)
15/2/07 7:01 PM

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