
Fra le mie colleghe del corso preparto, ce n'era una che portava avanti una gravidanza con un fibroma nell'utero. In questi casi, ci spiegò l'ostetrica, si praticano solo parti cesarei, in quanto la presenza del fibroma ostacola l'uscita del feto, e la sua improvvisa rottura potrebbe causare seri danni sia all'utero sia al bambino. Una mia amica, con questa stessa patologia, fu convinta dal proprio ginecologo invece, ad optare per il parto naturale. Uscita dalla sala parto, dovette entrare in quella operatoria per sottoporsi alla ricostruzione dell'utero; superfluo puntualizzare che le fu praticata l'anestesia soltanto durante l'operazione chirurgica. Tuttavia, a discapito dell'ottusità del ginecologo che non oserebbe allieviare le sofferenze delle sue pazienti pur di non contraddire il Dio di Abramo, la mia amica, seppur dopo 5 anni, si è decisa ad intraprendere una nuova gravidanza, affidandosi allo stesso medico, ma fortunatamente, poichè il feto si presentava "di piedi" , ha potuto godere dell'anestesia epidurale per il parto cesareo.
Frequentare un corso preparto, possibilmente presso la struttura nella quale si è scelto di partorire, è quindi a mio parere, una scelta giusta anche per contrastare il pregiudizio di matrice religiosa, ingiustificatamente avallato dall'ostetricia italiana, secondo cui la donna deve per sua natura, per forza, inevitabilmente, partorire con dolore.
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